Mia mamma Alba (detta Alnina) andava a lavorre presto e io rimanevo a badare a mio padre (Giuseppe detto Nino) malato in quel piccolo locale che che il Comune di Milano ci aveva assegnato nei prefabbricati “degli sftattati” a Figino.
Le giornate passavano lente in quei primi giorni di giugno del 1963, non avevavo a disposizione la televisione (i nostri mobili erano temporaneaneamente in un magazzino del Comune) e si ascoltava la radio, tutto il giorno solo in Onde Medie.
La radio era il contatto con il mondo esterno, e la magia che la radio ci dava modo di attivare l’immaginazione e la fantasia, c’erano momenti di religioso silenzio quando mio padre, la domenica pomeriggio, si preparaca per ascolatare “Tutto il calcio minuto per minuto”: scahedina, matita (il lapis come la chiamava lui) e la gomma, la matrice delle “sistema a tre doppie” del Totocalcio pronto per i risultati.
In quei giorni c’era un grande dolore in tutto il paese. Giovanni XXIII, il Papa buono, stava male e tutta l’Italia era in apprensione. Mio padre ateo convinto aveva una grandissima ammirazione per quel “Papa bergamasco” come lo chiamava lui, ed era profondamente dispiaciuto per quella dolorosa situazione.
Arrivò il giorno dei funerali di Papa Giovanni e mio padre mi incaricò di andare dall’Adamo a vedere in TV i funerali del Papa buono, “mi raccomando bimbo quando torni mi racconti tutto” mi disse. Io non potevo deluderlo e corsi dall’Adamo per questo importante compito che mi era stato affidato
L’Adamo Prada aveva il locale proprio dove oggi c’è im Mabes’s Cafè in via Silla angolo Fratelli Morelli era il papà di Roberto e nonno di Betty e Maria Carla. Un tipico negozio di paese dove potevi ascquistare latte, formaggi, e altri pochi generi elimentari con un angolo bar molto frequentato. E nello stesso posto dove oggi c’è un moderno tv a colori schermo piatto, c’era un enorme tv in bianco e nero a tubo catodico.
Quella mattina del 6 giugno 1963 ero davanti alla tv dall’Adamo per assistere in diretta ai funerali del Papa, attentissimo a tutto ciò che stavo vedendo.
L’Adamo era un personaggio, sembrava burbero ma aveva un cuore enorme, “fioeu t’è faa culasiun?” non avevo nemmeno il tempo di rispondere che arrivava dal retrobottega una tazza di latte enorme e l’immancabile Ovomaltina. Il latte di allora era quello delle stalle dei dintorni freschissimo bello grasso e nutriente, faceva la “pellicina” di panna sulla superfice della tazza. Oggi con il latte in Tetrapack questo non succede più.
Il latte da solo comunque per un ragazzino di 10 anni non bastava per saziare la fame di quei tempi duri. Allora arrivava un cestino di “pan poss” biscottato.
Il pane raffermo venia biscottato in forno cosparso con un po’ di zucchero ed era utilizzato nelle colazioni del mattino.
Latte Ovomaltina e pane biscottato tutto qui, e quelle cucchiaiate di semplice bontà erano tutto ciò che io desideravo. Grazie Adamo
Tornando a casa l’Adamo mi dava sempre qualcosa da portare a casa. Nella classica retina, una borsa riutilizzabile che usavano tutti in quei tempi dove non esistevano le buste di plastica di oggi, un “tocc de zola, el cü del salam, quater oeuf, mezz filun de pan…” Chi si ricorda della Retina?….
Mi sedevo davanti al mio papà e gli facevo una dettagliata cronaca di quanto avevo visto in tv dall’Adamo….. magari una cronaca non molto precisa ci mettevo del mio…. e papà sorrideva…. oggi sospetto che fra Adamo e mio padre ci fosse un accordo…..
Quando penso a Papa Giovanni mi viene in mente Adamo e la sua colazione e risento il spaore del latte fresco e dell’Ovomaltina